L’elaborato in questione affronta lo studio di due tematiche apparentemente contrastanti, ma che in realtà hanno molto da insegnare l’una all’altra: la pedagogia delle organizzazioni e il modello olivettiano sviluppato a Ivrea.
Il quadro in cui la tematica si inserisce è quello dell’odierna Learning society vale a dire una società in costante apprendimento. Le aziende non possono più considerare solo la rilevanza del profitto economico e della produzione tralasciando una componente fondamentale: l’essere umano.
L’uomo oggi non può vivere e lavorare estraniandosi completamente dai percorsi o progetti di formazione. Per questo molte aziende si sono attivate per investire nei lavoratori e nella crescita del loro bagaglio di competenze. Così si può dar vita a innovazione, crescita e sviluppo non solo per l’uomo, ma anche per il contesto in cui lavora.
Le aziende che operano nella società contemporanea, proprio per questo, hanno approfondito due concetti cardine:
Cultura d’impresa: è vista sia come l’insieme dei valori che identificano l’azienda, sia una chiave di lettura e di interpretazione dei comportamenti che si sviluppano in essa;
Responsabilità Sociale d’Impresa: è caratterizzata da pratiche e teorie attuate per raggiungere gli obiettivi che ogni impresa si prefigge cercando di affiancare aspetti economici, politici e pedagogici.
Lo studio si è poi concentrato sull’aspetto del modello aziendale che si sviluppò nella Fabbrica Olivetti a Ivrea nel ‘900 grazie ad Adriano Olivetti.
Quest’uomo emblematico è stato un rivoluzionario, che portò innovazione e cambiamento all’interno della fabbrica rendendola all’avanguardia rispetto alle altre imprese del tempo.
Il welfare aziendale, come lo si definisce oggi, che fu adottato nella fabbrica riguardava molti aspetti della vita dei lavoratori: essi potevano usufruire del servizio mensa, dell’infermeria, della biblioteca. Le lavoratrici in gravidanza e per i primi mesi di vita dei figli avevano diritto a un periodo di aspettativa retribuita di nove mesi dopodiché usufruivano di spazi nido e stanze per l’allattamento sul luogo di lavoro. I figli dei lavoratori potevano prendere parte in estate, così come in inverno, a periodi di vacanze presso le colonie di proprietà della fabbrica Olivetti.
Inoltre, i lavoratori che intendevano costruire o acquistare una casa di proprietà potevano rivolgersi ad una specifica società per ottenere prestiti agevolati che coprissero la metà dell’intero costo dell’immobile.
La cultura non mancava all’interno della struttura, Adriano era fermamente convinto che fabbrica e innovazione dovessero crescere costantemente; proprio per questo la cultura irrompeva, in questo modo gli operai accrescevano le proprie conoscenze e competenze, che avrebbero potuto spendere non solo nei contesti di vita privata, ma anche all’interno dell’ambito lavorativo. Adriano spesso invitava filosofi, letterati, scrittori per far sì che i propri operai crescessero e non si accontentassero mai del proprio sapere.
Egli, instancabilmente, si dedicò moltissimo all’attività editoriale della propria casa editrice “Edizioni di Comunità” per promuovere educazione e cultura tra le diverse generazioni.
Il taglio pratico all’elaborato, è stato dato dall’analisi di un’azienda ubicata nel territorio bresciano, OMB Saleri che dal 1980, anno della sua fondazione ha intrapreso un percorso in continua crescita, ma soprattutto in costante cambiamento. È stata svolta un’intervista alla Responsabile del settore Risorse Umane da cui sono emersi molti aspetti che rendono l’azienda presa in esame molto simile alla fabbrica Olivetti.
Dallo studio è emerso che ciò che conta all’interno di questa azienda non sia principalmente il profitto, ma la garanzia della continuità nel tempo dell’impresa; questo può essere dato solamente dalle persone che lavorano in essa e per essa.
L’azienda, come quella olivettiana, adotta un welfare aziendale che cerca di andare incontro ad ogni esigenza dei lavoratori attuando il servizio mensa, la biblioteca in azienda, lo spazio riservato al nido per i figli dei dipendenti, agevolazioni economiche, assistenza legale, contratti di lavoro personalizzati con orari a seconda delle esigenze del lavoratore, così come premi elargiti ai dipendenti meritevoli. Il titolare dell’azienda cerca di concentrarsi sul benessere del lavoratore, ma non perché in questo modo un essere umano è portato a lavorare di più e anche meglio. Un lavoratore che viene preso in considerazione in ogni suo aspetto si sente valorizzato, si sente necessario per la propria azienda e questo può generare lavoro buono.
Tuttavia oggigiorno un’azienda non può semplicemente limitarsi ad attuare delle strategie di welfare aziendale che agevolino il dipendente, ma per poter essere considerati un’azienda olivettiana a tutti gli effetti, bisogna acquisirne i valori oltre alle strategie.
L’azienda presa in esame si avvicina molto al modello olivettiano, ne abbraccia la filosofia, la condivide e cerca di metterla in pratica, ma dalla riflessione pedagogica è emerso che un’azienda olivettiana è molto difficile da ripetere e da ricreare. La giustificazione è questa: riuscire a replicarla è difficile perché la società è cambiata rispetto al passato, rispetto a quella in cui ha vissuto Adriano Olivetti, sono differenti anche i modi di pensare, di vivere e di lavorare. Le aziende non possono pretendere di replicare il modello, ma possono replicarne degli aspetti adattandoli al contesto in cui operano e ai cambiamenti che le riguardano.