L’RFId (Radio Frequency Identification) è una tecnica di identificazione basata sulla radio- frequenza che ha esordito già nella seconda guerra mondiale per il riconoscimento degli aerei amici. Oggi è una realtà in espansione e offre applicazioni sorprendenti che promettono di snellire e rendere più efficienti tutti i flussi fisici e di informazioni. Questo lavoro vuole fornire una panoramica degli approcci adottati dalle imprese nei percorsi di adozione della tecnologia RFId, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese (PMI). La letteratura disponibile, infatti, appare ancora prevalentemente focalizzata sulle imprese di maggiori dimensioni. Il modello proposto verrà testato attraverso l’esame di cinque studi di caso relativi a PMI italiane che hanno adottato software gestionali supportati dal sistema RFId per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei proprio processi interni. Il lavoro si articola in quattro parti. La prima fornisce una panoramica della tecnologia, partendo dalle origini storiche fino ai giorni nostri. L’RFId può essere racchiusa nella definizione di “Internet of the Things” in quanto applicandola a qualsiasi oggetto è possibile rivoluzionare la vita di tutti coloro che ne fanno uso grazie alle sue sorprendenti capacità comunicative. Si è partiti da questo concetto per presentare quello che oggi viene chiamato smart tag, ossia l’etichetta intelligente. Il fulcro di questa tecnologia sono proprio le etichette a radiofrequenza caratterizzate da dimensioni estremamente ridotte (variabili a seconda dell’applicazione) ma dotati di una capacità di memoria tipica di chip più grandi e da un apparato ricetrasmittente capace di dialogare con lettori wireless. L’intelligenza di queste etichette consiste nella capacità di scambiare informazioni con altri oggetti. Quindi vegono delineati i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’utilizzo della tecnologia RFId ed i principali campi applicativi. Essa può essere adottata con estrema semplicità in molti ambiti diversificati quali ad esempio il controllo degli accessi e dei documenti, la logistica o l’anticontraffazione. Ai suoi esordi la tecnologia RFId è nata e si è sviluppata principalmente nel campo della logistica, infatti, uno dei maggiori vantaggi legati all’RFId è la tracciabilità del bene lungo tutta la supply chain. Disporre di dati sul prodotto significa conoscere la sua provenienza, avere notizia delle trasformazioni subite e tante altre informazioni che oggi è difficile sapere in modo rapido e preciso. Grazie alla progressiva riduzione dei costi di adozione e di gestione l’RFId si configura come una valida alternativa alla tecnologia finora prevalente in simili ambiti, ossia il codice a barre. La seconda parte sviluppa una rassegna della letteratura con l’obiettivo di presentare lo stato dell’arte delle applicazioni RFId. Per prima cosa si esaminano i potenziali benefici che derivano dall’utilizzo della tecnologia da parte di produttori, distributori, rivenditori e operatori logistici. I principali benefici sono la riduzione dei costi attraverso il contenimento delle perdite di merce lungo la supply chain, la riduzione dei tempi di ispezione e del costo del lavoro impiegato nelle operazioni di gestione delle scorte e il miglioramento dell’accuratezza sui dati delle stesse. Attraverso un utilizzo integrato dell’RFId tra tutti i membri della supply chain è possibile ottenere anche una maggiore visibilità sulla filiera, che si traduce in una riduzione degli stock-out, una riduzione delle scorte e nel contenimento dell’ “effetto Forrester”. Quindi vengono presentati i principali approcci per valutare i benefici dell’RFId nella supply chain, ossia il modello analitico e simulativo, i case study, gli esperimenti e le analisi ROI, distinguendo fra i benefici ottenibili in uno scenario “non integrato”, cioè limitato ad una singola azienda, e quelli associati a uno scenario “integrato” con condivisione dei dati tra diverse aziende all’interno della stessa supply chain. Si effettua dunque un bilancio tra benefici e costi, evidenziando come i benefici siano in genere distribuiti in modo non uniforme tra i membri a monte e a valle della filiera. Inoltre viene evidenziato come il livello di tagging (dai tag su ogni pallet o case, ai tag su ogni singolo item), il costo dei tag RFId, la dimensione dell’azienda e i rapporti di forza tra gli attori (produttori/fornitori e distributori/rivenditori) siano i fattori che incidono maggiormente sul bilancio costi-benefici e sul suo sbilanciamento lungo la supply chain. Poiché allo stato attuale la grande maggioranza delle applicazioni sono state sviluppate all’interno di aziende di grandi dimensioni, un paragrafo è dedicato a esaminare i fattori che favoriscono o che ostacolano la diffusione della tecnologia RFId nelle PMI. La terza parte delinea il modello interpretativo utilizzato per valutare gli studi di caso. Inizialmente vengono tracciate le linee guida fondamentali per progettare e gestire un progetto RFId sulla base dell’esperienza di numerose casistiche preesistenti di realtà aziendali estremamente differenti. Successivamente viene descritto il modello di analisi utilizzato per individuare i percorsi di adozione seguiti dal campione analizzato. Secondo il modello proposto le aziende aderiscono prevalentemente a differenti processi che contraddistinguono il livello di conoscenza dei processi aziendali interni, della tecnologia e del contesto, gli attori coinvolti nel processo decisionale, la propensione/avversione al rischio, le barriere allo sviluppo e all’adozione e l’eventuale adozione stessa. La quarta parte è dedicata all’analisi empirica. Inizialmente vengono presentate le caratteristiche del software implementato dal campione analizzato, e successivamente vengono descritti i comportamenti di adozione di applicazioni RFId da parte di cinque PMI. Alla fine vengono individuate le barriere all’adozione e allo sviluppo collegate ad aspetti organizzativi, all’analisi costi-benefici, alla tutela della privacy, alla mancanza di standard di settore e alle soluzioni tecnologiche e applicative. In seguito vengono trattati i benefici che in termini sia di efficienza, derivante da un miglioramento della produttività delle risorse o da una riduzione dei costi di non-qualità, sia di efficacia derivante dalla maggiore accuratezza e tempestività dei processi. Inoltre, sono presenti anche benefici intangibili, ossia il ritorno di immagine, la soddisfazione del cliente, la disponibilità di informazioni per il management e la conformità alle leggi. Con riferimento ai benefici ottenuti dalle applicazioni RFId in tutte le aziende del campione spiccano i benefici intangibili legati alla soddisfazione del cliente seguiti dai benefici tangibili legati al miglioramento della qualità interna ed esterna all’azienda. L’aumento della soddisfazione del cliente è un fattore decisamente positivo poiché un maggior numero di clienti insoddisfatti rispetto a quelli soddisfatti può far fallire un’azienda. Secondo Bymes (2003) le caratteristiche strutturali delle PMI (che hanno minori risorse finanziarie e un minor numero di fornitori rispetto alle grandi aziende) implicano un minor impiego di sistemi informativi aziendali come reti in-house e cross-company. Per tale ragione solo le grandi aziende e i produttori di elettronica potrebbero realizzare un valore attuale netto positivo implementando la tecnologia RFId. Al contrario, questo lavoro di tesi, seppur limitato a un campione ridotto di piccole imprese analizzate attraverso un approccio qualitativo, evidenzia le significative opportunità di business derivanti dall’adozione dell’RFId anche per le imprese di minori dimensioni, come la riduzione delle scorte attraverso il monitoraggio economico e il tracking dei prodotti, il miglioramento della precisione degli inventari, la diminuzione dei lead time di produzione e consegna e la riduzione della contraffazione. Secondo l’analisi empirica proposta la tecnologia RFId renderebbe disponibili anche alle PMI i vantaggi che, in precedenza, erano limitati alle grandi imprese. È difficile stabilire con precisione il futuro dell’RFId, poiché si tratta di un settore in continua evoluzione che non ha ancora mostrato tutte le sue potenzialità applicative. Un ruolo centrale sarà sicuramente ricoperto dagli smartphone che, grazie alla tecnologia NFC, avranno una funzione ambivalente come lettori e come tag, dando vita alla preannunciata Internet of Things . Gli oggetti che ci circondano si rendono riconoscibili, potranno comunicare i propri dati e potranno accedere a delle informazioni aggregate da parte di altri. L’obiettivo dell’Internet delle cose è di far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico. In Italia lo sviluppo delle applicazioni RFId procede un po’ a rilento a causa sia della scarsità di competenze in materia sia della mancanza di progetti rilevanti che possano fare da volano per delle applicazioni su una più vasta scala. La scarsa competenza in materia darebbe alla luce delle applicazioni approssimative della tecnologia RFId e ciò comporterebbe una delusione che partorirebbe degli effetti deleteri in un mercato che ha sempre guardato all’RFId come a una tecnologia in grado di risolvere tutti o buona parte dei problemi.